Fotografia!

Fotografia!

Fotografia ! Scrivere con la luce o graffiare la luce con l’opacità dei corpi, coi loro volumi senza senso che la coprono, per esigere una forma, un contesto, un significato ?!

Un bel dilemma ! forse non antico, ma sicuramente vecchio, sin da quando il pastorello disegnava il suo gregge, riproposto nelle pale d’altare, rimosso dai cantori della morte dell’arte: sì, forse non antico, e comunque attuale. Specie oggi che tutto è comunicazione e, per lo più, comunicazione visiva.

O forse aveva ragione Adorno quando sanciva che la fotografia è la prova della nostra ormai totale alienazione, con la sua frenesia nascosta di fermare il tempo, col suo bluff continuo di riprodurre la realtà oggettiva, coi suoi superficiali godimenti estetici, col suo candore da marciapiede a fingersi ogni volta verginella ! Il fatto è che vediamo troppo e pretendiamo di vedere tutto: per questo siamo ciechi, perché il rumore assomiglia al silenzio, con la sua totale incapacità di comunicazione.

E allora perché fotografia ?

Certo per ossessione nevrotica o per pulsione libidica, o magari per il gusto più semplice di restituirci un momento, un’espressione, talvolta un’emozione. Perché passano i tramonti irripetibili (nient’altro che un livello nella scala Kelvin), passa il corpo perfetto, passa il gesto dell’atleta…
Rimangono residui per l’arte testarda della memoria, perché alla fine ognuno di noi possa dire, alla faccia di Andy Warhol, omnis non moriar, anche se sopra un pezzo di carta o in un file da 2 Mega.